E la punizione diventa il gioco del giorno
Groff e Floi quel giorno sarebbero stati ISOLATI nel banco punitivo a COSTRUIRE con i pezzi difficili QUALCOSA DI SENSATO che la maestra potesse aprezzare l'indomani.
Come negarlo? Si erano comportati MALE. Del resto era il loro carattere ad essere così ESAGERATAMENTE VIVACE, non ne avevano colpa, erano due CUCCIOLI ingestibili e senza speranza, troppo DIVERSI dai bambini UBBIDIENTI e bravi che avevano paura della maestra. Groff era così grande che quando si spostava per mettersi comodo su sedie dalle quali il suo culo usciva minimo per metà, cadeva di continuo, così la santa guardia lo spostava nel tavolo dei grandi, in modo che tutti potessero vedere che non era capace di mangiare bene. Povero Groff. Era grande e basta, aveva mangiato troppo in passato e non si poteva tornare indietro.
Floi invece era un brigante giocherellone che non smorzava mai il suo SORRISO, e questo si sa, dà fastidio alle guardie; voleva sempre parlare, il suo entusiasmo era irresistibile, i suoi occhi accesi, il suo corpo armonioso, fosse così ogni bambino, cresciuto in campagna, sapeva perfettamente imitare un drago, aveva movenze così aggraziate, era diverso dalla norma dei bambini che si muovono come dicono i genitori, Floi recitava se stesso senza pensarci, Floi, era così libero che la guardia l'avrebbe ucciso se avesse potuto.
Ma non poteva, perchè le guardie per ottenere il loro compenso mensile, devono sì, aiutare i bambini ad allontanarsi dalla loro natura, ma comunque tenerli in vita senza troppe sberle.
La guardia santa, infatti la sapeva lunga sulle sberle e sapeva che era meglio evitare quei gesti plateali, in compenso, nonostante le parole ben calibrate che quasi sembravano incoraggianti, distribuiva sguardi di spade a ogni luce che i bambini sempre più fievolmente condividevano. Li voleva spegnere tutti, cazzo. Sì. Dopo sarebbe stata lei la più bella.
E quei due, quel giorno l'avevano proprio sfidata. Così lei li mise al banco della riflessione, sfidandoli a costruire qualcosa che potesse placare la sua INVIDIA.
Così se ne andò e mi disse di tendere la classe, mentre tornava nel suo antro a riposarsi.
La sua voce quando parlava uccideva ogni respiro di felicità, era come se nell'aria calasse un gas tossico e anestetizzante che spegneva la speranza.
Se ne andò. Fortunatamente. I bambini ubbidienti si misero a giocare come volevano, e i bambini puniti si sperimentarono con la sfida di quella strega.
Ma poi si sa, i bambini hanno la memori corta e la loro speranza nasce in pochi minuti, si rigenera nella dimenticanza, è così che i bambini sanno rinnovare la vita di chi gli sta vicino con la loro gioia contagiosa. E alcuni bambini si avvicinano ai detenuti, i quali non sanno ancora bene come costruire qualcosa che la strega troverà sufficientemente valido per non infliggere un ulteriore umiliazione.
I loro occhi e i loro sorrisi, si avvicinano al banco degli appestati, e mi chiedono se possono aiutarli.
La mia risposta anti-malvagità è ovvia. Li invito a prendere una sedia e sedersi al fianco dei colpevoli.
Gradualmente, sempre più fedine penali pulite si avvicinano al banco degli imputati e chiedono a gran voce di giocare con quel nuovo gioco che la maestra riserva ai puniti. Aggiungo un banco, ma poi si inizia a non poter più passare e per ragioni di sicurezza sposto tutti nel tavolone principale.
Tutti ora partecipano.
E LA PUNIZIONE DIVENTA IL GIOCO DEL GIORNO.
Come negarlo? Si erano comportati MALE. Del resto era il loro carattere ad essere così ESAGERATAMENTE VIVACE, non ne avevano colpa, erano due CUCCIOLI ingestibili e senza speranza, troppo DIVERSI dai bambini UBBIDIENTI e bravi che avevano paura della maestra. Groff era così grande che quando si spostava per mettersi comodo su sedie dalle quali il suo culo usciva minimo per metà, cadeva di continuo, così la santa guardia lo spostava nel tavolo dei grandi, in modo che tutti potessero vedere che non era capace di mangiare bene. Povero Groff. Era grande e basta, aveva mangiato troppo in passato e non si poteva tornare indietro.
Floi invece era un brigante giocherellone che non smorzava mai il suo SORRISO, e questo si sa, dà fastidio alle guardie; voleva sempre parlare, il suo entusiasmo era irresistibile, i suoi occhi accesi, il suo corpo armonioso, fosse così ogni bambino, cresciuto in campagna, sapeva perfettamente imitare un drago, aveva movenze così aggraziate, era diverso dalla norma dei bambini che si muovono come dicono i genitori, Floi recitava se stesso senza pensarci, Floi, era così libero che la guardia l'avrebbe ucciso se avesse potuto.
Ma non poteva, perchè le guardie per ottenere il loro compenso mensile, devono sì, aiutare i bambini ad allontanarsi dalla loro natura, ma comunque tenerli in vita senza troppe sberle.
La guardia santa, infatti la sapeva lunga sulle sberle e sapeva che era meglio evitare quei gesti plateali, in compenso, nonostante le parole ben calibrate che quasi sembravano incoraggianti, distribuiva sguardi di spade a ogni luce che i bambini sempre più fievolmente condividevano. Li voleva spegnere tutti, cazzo. Sì. Dopo sarebbe stata lei la più bella.
E quei due, quel giorno l'avevano proprio sfidata. Così lei li mise al banco della riflessione, sfidandoli a costruire qualcosa che potesse placare la sua INVIDIA.
Così se ne andò e mi disse di tendere la classe, mentre tornava nel suo antro a riposarsi.
La sua voce quando parlava uccideva ogni respiro di felicità, era come se nell'aria calasse un gas tossico e anestetizzante che spegneva la speranza.
Se ne andò. Fortunatamente. I bambini ubbidienti si misero a giocare come volevano, e i bambini puniti si sperimentarono con la sfida di quella strega.
Ma poi si sa, i bambini hanno la memori corta e la loro speranza nasce in pochi minuti, si rigenera nella dimenticanza, è così che i bambini sanno rinnovare la vita di chi gli sta vicino con la loro gioia contagiosa. E alcuni bambini si avvicinano ai detenuti, i quali non sanno ancora bene come costruire qualcosa che la strega troverà sufficientemente valido per non infliggere un ulteriore umiliazione.
I loro occhi e i loro sorrisi, si avvicinano al banco degli appestati, e mi chiedono se possono aiutarli.
La mia risposta anti-malvagità è ovvia. Li invito a prendere una sedia e sedersi al fianco dei colpevoli.
Gradualmente, sempre più fedine penali pulite si avvicinano al banco degli imputati e chiedono a gran voce di giocare con quel nuovo gioco che la maestra riserva ai puniti. Aggiungo un banco, ma poi si inizia a non poter più passare e per ragioni di sicurezza sposto tutti nel tavolone principale.
Tutti ora partecipano.
E LA PUNIZIONE DIVENTA IL GIOCO DEL GIORNO.

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